Porno milf in barca

La prima volta che aveva sentito pronunciare quella parola, ‘skipper’, d’istinto gli era venuta in mente una marca di succhi di frutta. Mai avrebbe pensato che quello sarebbe diventato il suo mestiere.
Sull’isola molti ragazzi da sempre andavano per mare. C’era chi lavorava sulle barche come pescatore, chi aspettava l’estate per portare i turisti in visita nelle deliziose calette difficilmente raggiungibili a piedi. Ma lui, Sebastiano, era nato in una famiglia di contadini. Zappava la terra e portava al pascolo le bestie dalla mattina quando si svegliava fino al calar del sole.

Poi un giorno, un vecchio compagno di scuola, Roberto, lo aveva portato in gita sulla sua barca a vela, un antico scafo in legno dei primi del novecento, dodici metri di linee sottili che solcavano il mare con una frizzante leggiadria. Da allora la sua vita era cambiata. Ogni fine settimana tornava ad aiutare Roberto, che aveva preso un po’ di soldi per ammodernare la barca, attraverso un bando a fondo perduto. L’obbiettivo era dotare la barca di ogni comfort prima dell’inizio dell’estate, così da poter cominciare con le settimane azzurre. Sette giorni in giro per mare a visitare i migliori spot, uno skipper – Roberto, un aiutante skipper – Sebastiano, ed un numero variabile compreso fra quattro e sette turisti partecipanti.

La prima prenotazione attraverso il sito internet arrivò. Si partiva agli inizi di giugno, la prenotazione era a nome di un gruppo di signore milanesi, un gruppo di dirigenti che facevano una specie di gita aziendale.
Sebastiano contattò un lontano cugino ancora minorenne, che sapeva voler imparare il mestiere del contadino, e colse l’occasione per insegnargli velocemente la routine dei lavori in fattoria, così da poter essere agilmente sostituito.
Alla partenza la barca venne caricata con ogni prelibatezza, primizie di vino, frutta e verdura di stagione, così come avevano chiesto le signore che si apprestavano a venire in vacanza.
Il 4 giugno alle 15:30 abbondanti si presentarono sulla banchina. Erano in sette. Quarantenni e cinquantenni – la più giovane avrà avuto più o meno trentotto anni, tutte munite di cappello ed occhiali da sole, foulard e abitino informale ma elegante. Si muovevano proprio come delle temibili donne in carriera e non sembravano spaventate quando montavano in barca. Avevano bagagli relativamente piccoli e leggeri e appena salite a bordo si erano tolte le scarpe per infilarsi dei calzari fighissimi. Avevano tutte dei piedi ben curati, con tonalità di smalto lievemente eccentriche e in qualche modo rivelatrici delle loro personalità.

Sebastiano si era fatto barba e capelli per l’occasione da un vecchissimo barbiere a cui aveva raccontato catarticamente la storia della sua vita sino a quel punto. Nel mentre gli massaggiava la testa lui gli aveva sorriso strizzando l’occhio… “Eh sì, le signore mature sono sempre le migliori, sempre calde e poco inclini a scassare la minchia con ‘sta storia dell’ammore”.
Durante la riunione di presentazione si stabilirono precisamente i percorsi, i tabellini di marcia ed i ruoli assegnati a ciascun membro dell’equipaggio. Sebastiano, che sapeva cucinare bene, imbastendo piatti molto saporiti a partire da ingredienti semplici, venne affiancato nella gestione della cucina da Matilde. Matilde aveva 46 anni e veniva da Gussago, cittadina in provincia di Brescia in cui dirigeva la filiale di una grossa banca nazionale. Nel mentre tagliava le carote ed affettava le cipolle, questa donna parlava della sua determinazione nelle cose della vita. Nei suoi occhi brillava forte una luce scura, indecifrabile e maliziosa.
Nel mentre rosolava gli odori e le spezie, Sebastiano le guardava furtivamente il culo, stretto nel piccolo grembiulino che le cingeva la vita. L’unica fica che aveva avuto l’occasione di vedere fino a quel punto, a ventiquattro anni suonati, era stata quella di sua cugina Emilia. Qualche anno addietro avevano preso ad appartarsi in una casetta nascosta nel bosco. Entrambi vergini, avevano scoperto in mezzo alla natura i piaceri della carne. Poi, quando le cose si stavano in qualche modo intensificando, con irresistibili baci furtivi all’interno delle stalle, papà Pasquale “l’era venuto a saperlo”, ed aveva intimato agli amanti incestuosi di smetterla, “perché anche lui era figlio di cugini in linea diretta, ed era pericoloso”.

Sebbene poco leggibile, Matilde però non si era tirata indietro nei frequenti incontri culo-culo, cazzo-culo o fica-culo, nella stretta cucina di quel minuscolo veliero. Incontri ravvicinati impossibili da evitare, nei quali l’atmosfera si era repentinamente scaldata.
La barca era però un luogo troppo angusto anche solo per tentare un minimo approccio. Sebastiano decise che doveva mettersi in qualche modo in mostra. Magari durante uno dei lunghi pomeriggi in cui la barca era in rada e le signore mature sempre più bollenti si sollazzavano in spiaggia. Si era così deciso a prendere un polpo. Senza pinne, solo con maschera e fucile, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, alla fine ne incocciò un bell’esemplare proprio vicino alla riva e poté farne subito bella mostra alle signore che cuocevano per la tintarella. Le milf in carriera erano tutte eccitate alla vista triviale dell’animale e del cacciatore. A quel punto a Sebastiano bastarono poche parole per portare a compimento la sua missione: “Vieni Matilde, prendi un limone… ti preparo il polpo crudo… il sushi di polpo crudo”. Nell’aria si sentì odore di gioia improvvisa e i visi delle colleghe di Matilde si fecero scuri e pieni d’invidia.

Sebastiano aveva individuato un’insenatura dietro un grosso scoglio, dietro cui non potevano essere visti. Dopo aver affettato la piovra con il suo coltello da rambo, profumandola nuovamente con l’acqua del mare e l’acido citrico, ne offrì alla signora che era in brodo di giuggiole. L’estasi fu a compimento quando, come un vecchio leone, tirò fuori dal suo zainetto una bottiglia di champagne che si era procurato per l’occasione. Dopo venti minuti di vera passione dei sensi legati al naso, allo stomaco ed al palato, le loro lingue si incontrarono come spinte da un’attrazione magnetica.
Sebastiano sentì subito di aver molto da imparare da quella bella signora caldissima, che dopo alcuni minuti di bacio timido e gentile, lo invitò a metterle una mano sotto il reggiseno per sentire il calore delle sue minne. Erano tonde e sode, ma non avrebbe saputo dire se fossero vere o finte. Nel frattempo Matilde era scivolata con la mano sotto i bermuda del Seba (così lo chiamava lei quando ne parlava con le altre). Naturalmente aveva trovato una situazione già in subbuglio e aveva cominciato a stringere fra pollice ed indice la cappella rovente ed umida del ragazzo. Poi si era alzata di scatto, per togliersi rapidamente il costume, ed esibire di fronte agli occhi allibiti dell’ormai ex-pastore, una fica matura e slabbrata, ma ben tenuta e rasata come quella di una giovinetta. Afferrando dal dietro la nuca di Sebastiano, Matilde si mosse e si sdraiò su uno scoglio su cui aveva adagiato poco prima l’asciugamano. “Adesso leccami!”
Quella topa, così ruvida e selvaggia, sapeva di mare e di prosciutto e leccandola Sebastiano stava provando un piacere nuovo. Ad un certo punto il ragazzo notò che si stava ammorbidendo e fu investito da alcune ondate di caldissimi e cremosi umori secreti dall’interno della passera di Matilde. Fu allora che lei gli ordinò quasi d’istinto, bruscamente, di montarla. E di venirle dentro tranquillamente, che tanto aveva la spirale. Senza farsi in alcun modo pregare, il Seba impugnò la sua verga e con rapidi colpi d’anca la spedì nel profondo della topa affamata di quella lurida direttrice di banca, che si era rivelata una porno milf davvero piena di risorse. Quando si trovò vicina a raggiungere l’orgasmo, lo strinse a sé con i piedi e cominciò a mordergli internamente la cappella con i muscoli della sua fregna per stimolarlo a secernere il suo succo sublime. Vennero così, urlando fra gli scogli, sotto al sole, mentre un gabbiano li spiava, appollaiato su una roccia poco più in là.

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