Calde ragazze russe per Mario e i suoi colleghi

Mi chiamo Mario e faccio l’idraulico per una grande ditta su scala nazionale. Da tempo la mia compagnia stava cercando di espandersi sui mercati dell’est Europa, cercando di raggiungere anche la Russia. Inizialmente avevamo cominciato a vendere i nostri attuatori ad alcune ditte italiane che operavano nei dintorni di Mosca. Il prodotto aveva subito ottenuto importanti riscontri e le mail e le richieste di informazione dall’ex-paese sovietico cominciavano a fioccare.
Siccome io ero il capo installatore con maggiore anzianità fui presto incaricato di formare un team di circa cinque-sei persone, deputato a supervisionare alle operazioni e ad effettuare il primo collaudo. Misi così su una bella squadra, c’erano tutti i ragazzi più giovani che avevo formato direttamente io sul campo. C’era Marco, un campione nella risoluzione dei problemi. Antonio, un moretto minuto che si intrufolava in ogni pertugio. Poi c’era Bastianich, il biondo croato forte come una montagna, che non si tirava mai indietro. Infine c’erano Mattia e Giacomo, due fratelli che avevo fatto entrare direttamente io in ditta e che erano praticamente diventati le mie due spalle.

Partimmo un po’ a sorpresa i primi giorni di dicembre. La carovana aziendale, composta da tre piccoli furgoncini carichi di attrezzi e pezzi di ricambio, era diretta inizialmente a Rostov, una città sul Mar Nero, non distante dal confine con l’Ucraina. Appena arrivati sul posto dovevamo contattare Angelica, la signorina dell’agenzia immobiliare che era stata incaricata di trovarci una sistemazione per le tre settimane della nostra permanenza.
Arrivammo presto dopo un viaggio in due tappe. Alle nove di mattina fuori c’erano 4° C ma Angelica ci aspettava in minigonna davanti alla stazione centrale di Rostov. E non aveva le calze. Era una stangona bionda con gli occhi cinerini e parlava un inglese semplice, con le consonanti pronunciate e parole ben scandite, così che anche noi si capiva. Appena vide i nostri furgoncini ci disse di lasciarli lì parcheggiati e ci indicò una enorme Zil tutta nera, con i vetri fumè. Sembrava la macchina di Vladimir Putin, tanto era grossa, imperiosa e blindata. Entrati dentro la vettura sembrava di essere in una casa, c’era uno schermo ultrapiatto, un piccolo forno per scaldarsi, esalatori di essenze sparsi un po’ ovunque. Sì perché Angelica, dopo essersi messa al volante fumava una sigaretta dietro l’altra, e non erano le esili cicchette da signorina. Arrivammo subito, tanto correva veloce per le strade della città. Accompagnandoci nel nostro appartamento sculettava tutta facendo muovere le anche. Aprì le stanze e le finestre e prima di andar via ci disse di contattarla se avevamo bisogno di qualsiasi cosa, informazioni circa ristoranti, discoteche ed… escort. Ci lasciò un biglietto con su il suo numero dove c’era scritto proprio così, “entreneuse, escort, accompagnatrici”, anche in italiano.
I primi giorni a Rostov il lavoro procedeva bene. Ogni volta venivamo accolti nelle fabbriche con larghi sorrisi delle dipendenti donne e stretti ghigni d’antipatia degli uomini. Sicuramente eravamo una bella rappresentativa italiana, testimonianza di un certo fascino mediterraneo, e queste donne in carriera russe, dal fisico magro – alto e slanciato, ci lanciavano in continuazione occhiatine maliziose. Io, dall’alto dei miei 55 anni, con un matrimonio finito male appena lasciato alle spalle, non avevo nulla da perdere, e facevo in modo che fossero i ragazzi a trascinarmi nelle situazioni. Loro ne avevano di testosterone in giro per il corpo e poi erano partiti per la Russia con un chiodo fisso in testa… siccome su internet si vedono in continuazione filmati porno di giovani russe che lo prendono nel culo, loro volevano sapere se era vero, toccare con mano.
Fu Bastianich a prendere l’iniziativa. Una sera che non faceva troppo freddo, l’8 dicembre doveva essere, tirò fuori dalla tasca il bigliettino da visita e telefonò ad Angelica, chiedendo disponibilità per cinque ragazze. Lei rispose subito e, prima ancora che il croato potesse farle delle domande, sciorinò così la sua proposta: “le nostre modelle sono le migliori che possiate trovare in città e sono tutte disponibili per l’anale… anzi se devo dirle la verità le selezioniamo proprio in base ai loro culi e alla loro attitudine a prenderlo dal dietro”.
Bastiancich trasalì e diventò tutto rosso… non riusciva più a dire una parola… e sbavava.
“Pronto?! Mi sente ?! Che faccio allora, le fisso un appuntamento tra un’ora al Palace Hotel?”
“….sh”
“Come? Non ho sentito!”
“….Sì”, riuscì infine a pronunciare l’idraulico, che già si immaginava con il viso immerso nel culo di una giovane verginella russa.
“Ok, le ricordò che sono 20.000 rubli a ragazza. I costi della suite in hotel e delle consumazioni li pagherete direttamente alla reception. Buona serata e buon divertimento”.
Con la massima rapidità ci tirammo un po’ a lucido ed uscimmo al volo a prendere un taxi. La serata prometteva bene ed anche se io non ero mai prima di allora andato con una prostituta, mi feci coraggio. In Italia non c’erano poi molte occasioni per un uomo della mia età di fare incontri, soprattutto se lavoravi anche il sabato e non amavi troppo frequentare le chat.
Arrivati all’albergo trovammo le ragazze già sedute al bancone del bar, splendide, alte e magre, culetti super sodi, tette compatte. Fra di loro, tutta truccata ed in tiro, c’era anche Angelica, la maitresse che evidentemente amava sporcarsi le mani sul campo.
Noi ordinammo una bottiglia di vodka liscia, loro bevevano dei cocktail colorati e non avevano poi l’aria delle puttane. Provavano a chiacchierare, un po’ timide, e ci chiedevano delle cose sul nostro lavoro. Al terzo giro di bevute si erano già formate le prime coppiette. Antonio, per attrazione fra gli opposti, aveva puntato subito la valchiria più alta e bionda del gruppo. Bastianich, che qualche parola di russo la sapeva anche, si era messo subito a parlare con Angelica, le voleva scoppiare il culo, a quella troia.
Arrivati nella suite ci sarebbe stato il modo di piazzarsi in ambienti separati, ma appena giunti sui divani in salotto le ragazze cominciarono ad accarezzarci il pacco e noi, incuriositi, a provare i primi ditalini. I fratelli Mattia e Giacomo, si erano entrambi invaghiti della stessa moretta. Per toglierli dall’impaccio il giovane Marietto la prese da parte con una scusa e poi cominciò a baciarla sul petto. Prima che facessi qualsiasi mossa, fui assalito sulla poltrona da Lucrezia, la più minuta del gruppo. Mi mise le mani nelle mutande. Notando che il mio cazzo era gonfio ed umido, stretto fra le mutande, volle spogliarmi subito e prenderlo in bocca. Aveva due labbra tonde e morbide e ci sapeva fare, eccome, con la bocca. Tutt’intorno anche gli altri si stavano dando da fare. Con la coda dell’occhio, nel mentre mi spompinava, vedevo il croato che l’aveva già messa a pecora Angelica e le massaggiava il buco del culo per penetrarla. Ben presto Lucrezia mi fu sopra e cominciai a masturbarla nella sua fichetta calda.
Dopo un po’ con mio sommo stupore prese il mio cazzo fra le mani per farlo diventare duro e se lo infilò nel culo lentamente. Allora era vero! Queste giovani troie russe amavano i rapporti anali e vi si concedevano spontaneamente. Inizialmente l’ingresso fra le sue chiappe fu duro, poi lei mi chiese di sputarle su una mano, che portò giù in basso per lubrificare il tutto. Saltava su e giù e sentivo il mio uccello essere completamente in preda ai sussulti del suo culetto. Lo ingollava e lo espelleva, e quando arrivava in fondo strizzava la cappella. Intanto Bastiancich faceva un gran casino sbattendo la maitresse dal dietro ed Antonio si stava gustando una bella leccata di minchia. I due fratelli alla fine erano finiti a scopare insieme le due cagnette rimaste a disposizione. Nella stanza vibrava un gran casino di versi e di odori. Era davvero straordinario sbattere queste fichette così giovani e fresche nel loro culetto. Ben presto, eccitato mentalmente da questa ed altre considerazioni, mi lascia andare e riempii il culetto di Lucrezia con abbondante sperma, che lei ricevette con pronta soddisfazione.
Mi accasciai di lato mentre gli altri, uno dopo l’altro, si prendevano la loro fetta di culo.

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