Il muratore e la sua cazzuola

Luigi stava ristrutturando una casa di campagna. C’era da rifare il tetto e costruire una recinzione ed il capomastro aveva portato con sé due dei suoi più giovani operai. Il lavoro sarebbe stato semplice, se non che la villetta era ubicata in una zona un po’ defilata rispetto al paese ed a cinquanta metri dalla strada asfaltata. Ogni mattina c’era da fare su e giù per un sentiero ripido, con la carriola ben carica del materiale da costruzione. La giornata insomma cominciava con una bella sudata. Fortuna che, puntuale come un orologio, ogni mattina alle nove si svegliava anche la signorina che abitava nella casa accanto. Anna, sorella della padrona di casa, avrà avuto sì e no venticinque anni, ma si comportava proprio come una donna matura. Al suono sveglia cominciava a pulire casa e stendere il bucato, poi, appena incontrava Luigi o uno dei suoi ragazzi, offriva loro il caffè.

Se ne stava a sfaccendare nell’aia indossando lunghe maglie di cotone fresco o gonne lunghe che lasciavano solo intravedere le sue nobili caviglie bianche. Il suo seno era piccolo ma ben formato, con capezzoli duri che emergevano dal sotto. A vederla, magra con i suoi fianchi larghi, poteva sembrare una donna che era già stata presa in moglie, ma non era così. Anna era una ragazza semplice che faceva la cameriera in una nota trattoria della zona. La mattina si svegliava presto e si metteva in giardino a studiare alcuni libri per realizzare il suo sogno, imparare le lingue.
Nel terzetto dei muratori il primo ad interessarsi di lei fu Ferzan, un giovanotto alto dalla pelle olivastra che non sembrava assolutamente un muratore, tanto aveva la schiena dritta. Ferzan notò subito una certa curiosità che brillava negli occhi di Anna quando passavano con la carriola davanti al vialetto di casa sua. Al terzo giorno di lavoro, mentre stava trangugiando l’ennesimo caffè bollente, Ferzan notò che Anna stava indossando un abitino un po’ più scollacciato del solito. Quando lei stava seduta, infilando dentro lo sguardo, si potevano vedere le sue belle tettine ripiegate su se stesse. Grandi quanto una coppa di champagne, ma sormontati da due capezzoli forti e duri, affascinanti nella loro perfezione. Anna notò che lui le stava guardando le tette e d’istinto allungo u una mano verso il suo volto. “Hey attento, stava per pungerti una zanzara!” Lo toccò lievemente sulla tempia destra e si ritrovò i polpastrelli tutti bagnati. La fronte di Ferzan era imperlata di sudore.
Dopo quell’episodio ci furono altri segnali. Si vedeva che i due si tenevano d’occhio, negli istanti in cui si incrociavano. Anche Luigi, il capomastro, si accorse dell’attrazione magnetica che li attraversava. Ferzan le guardava le cosce ed il culo e si agitava, lei rispondeva portandosi le dita al naso, come ad annusare.
Successe tutto un tardo pomeriggio di venerdì. I tre muratori stavano montando la parte della recinzione più vicina al giardino di casa di Anna. Lei si era messa in bikini sul lettino in giardino, a prendere il primo sole di primavera. Con gli occhiali da sole leggeva un libro in lingua portoghese mostrando in bella vista due gambe lunghe e depilate, che terminavano in due piedini lisci e leggeri.
Da sotto le lenti lanciava sguardi ammiccanti verso i muscoli sudati di Ferzan, che doveva stringere la lingua fra i denti per frenare l’eccitazione che quella visione gli provocava. Doveva averla, doveva possederla, ma non sapeva ancora come fare. Lui, un semplice manovale di trentotto anni, che cosa avrebbe potuto offrire ad una così fresca e leggiadra creatura?
Alle cinque e mezza Luigi diede l’ordine di smontare. I ragazzi raccolsero gli attrezzi e si avviarono sulla strada. Quando erano ormai già lontani dal cantiere Luigi si accorse di essersi scordato un martello. Ferzan si offrì subito di risolvere la questione, sarebbe tornato lui a recuperarlo.

Una volta arrivato si accorse subito che Anna era ancora lì, sdraiata a pancia in giù a sonnecchiare sotto il sole. Quasi senza accorgersene lui fece qualche rumore, sollevando degli assi per recuperare il martello. “
Hey che ci fa ancora qui?” D’improvviso lei si era svegliata e si era tirata su, senza riallacciarsi il reggiseno. Ferzan rimase estasiato alla vista di quei due boccioli perfetti, quei capezzoli che facevano ingrossare la sua cappella.
“Cosa c’è? Non hai mai visto due piccole tette?” La guardava imbambolato, tenendo in mano il martello come fosse un trofeo.
“Hey, che ci fai lì imbambolato? Vieni dentro da me che facciamo merenda!”
Lui rimase praticamente zitto limitandosi a seguirla. Aveva le orecchie bollenti ed il cazzo che gli premeva da sotto alla cintura, gonfiandosi ogni volta che con lo sguardo incontrava gli occhi di lei languidi.
“Posso andare in bagno? Con queste mani non potrei toccare niente che va messo alla bocca!”
Lei gli indicò la porta della toilette e si diresse in cucina ad attenderlo. In pochi istanti Ferzan si lavò sotto le ascelle e soprattutto il cazzo, che gonfio com’era aveva cominciato a lacrimare emanando un intenso afrore.
In cucina lei aveva servito un piatto di frutta fresca ed una cheese cake con composta di lamponi. I due si sedettero a mangiarla, guardandosi intensamente l’un l’altra, come non si sarebbe fatto normalmente. Le labbra di lei che masticavano, le mani deliziose… quando si alzo per preparare il caffè Ferzan si accorse che si era lasciata scivolare giù il pezzo di sotto del bikini. Si vedeva il filo del culo, si cominciava ad intravedere il buchetto.
Lui non ci vide più e penso di gettarsi allo scoperto, con le mani nella marmellata.
“Aspetta, vedo che hai qualcosa in fondo alla schiena!”
Con le mani Ferzan finse di togliere un insetto dal corpo di lei e si intrufolò per un istante sotto il costume. Lei si giro chiedendo “Che fai!?” ma dopo un istante si aprì in un sorriso e fece l’occhiolino… “Nessuno ti ha detto di togliere quella mano da lì!”
Ferzan tornò subito alla carica, adesso si intrufolava dentro con il suo assenso! Sentiva nel palmo della mano il calore magico che emanavano le sue natiche. Si passò il dito medio in bocca e lo intinse nella saliva, andando a bagnare la passerina di lei. Ma scoprì presto che non ne aveva bisogno…lei aveva già tutta la sermollina gonfia ed umida! Allora anche lei era arrapata! Allora anche lei lo voleva!
Cominciò a infilare il dito sempre più dentro, aiutandosi ad allargare le natiche per vedere meglio il suo culetto, intorno coperto da impercettibili peletti biondi. Voleva leccarla, così la fece appoggiare all’acquaio aprendo le braccia e le tiro giù il costume a mezza gamba. Gli piaceva di più così.
Tuffò il viso dentro quel piatto saporito e toccò il settimo cielo annusando ed ispirando i suoi umori. Sapeva di dolce miele e di baccalà secco, due dei sapori che preferiva. La stese sul tavolo di cucina per leccarla meglio e sentì dai colpi che dava, dalle contrazioni muscolari, che la ragazza si stava scaldando e che, forse, se avesse continuato l’avrebbe portata all’orgasmo. Era giunto il momento di penetrarla, anche perché il suo pene, stretto nei jeans, stava per esplodere.
Non appena se lo tirò fuori dalle mutande, lei saltò in piedi e lo fermò, chiedendogli di sedersi. Anche Anna voleva assaggiare il bel cazzone del suo muratore! Lo prese in mano, man non poteva contenerlo tutto. Con il pollice gli schiacciava la cappella, mentre con l’altra mano andava a cercare le palle, per sentire quanto erano piene. Cominciò a succhiarglielo stantuffando subito con violenza e notò con piacere che più succhiava e più l’uccello si gonfiava e si faceva duro. Succhiava così forte che lui sentiva subito vampate orgasmiche raggiungerlo da dietro le palle. Inoltre lei con i suoi lunghi capelli ricci lo sfiorava e lo incantava. Fu un crescendo di alcuni secondi, forse pochi minuti. Lei aumentava sempre foga ed intensità della suzione, mugolando emetteva dei gwmiti da vera porcellina… stava godendo come una troia mentre gli succhiava il billo! Lui non ci vedeva più dal piacere e lei cominciò ad infilargli un dito sotto alle palle come a voler sentire se era pronto. Furono gli ultimi colpi. Quasi senza accorgersene lui si lasciò andare, si lasciò trasportare da lei in un orgasmo profondissimo, che durò forse trenta, quaranta secondi. Anna trattenne il fiato e con esso la sborra calda che lui le insufflava in bocca. Era molto abbondante e qualche rivolo caduto fuori, lo raccolse alla fine con le dita, per gustarlo ancora meglio dopo, come una vera gourmet.

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