La prima esperienza sadomaso di Sarah

La prima volta di Sarah nel mondo del sadomaso avvenne quasi per caso. Da un po’ di tempo i rapporti con suo marito Jean si erano un po’ sfilacciati, vuoi per il lavoro, vuoi perché litigavano su tutto. La sana libidine che aveva animato in tutti quegli anni il loro rapporto si era in qualche modo nascosta dietro l’ego dei singoli, tanto più che i due passavano più tempo a masturbarsi ognun per conto suo, piuttosto che trombare.

Una sera che lui era rientrato alle nove, lei sbadatamente non gli aveva fatto trovare la cena, ma soltanto un frigo vuoto ed un lavello pieno di piatti da pulire. Prima ancora che lui cominciasse a brontolare incazzato inveendole contro, a lei, che aveva appena visto 50 sfumature di grigio venne in mente un’idea un po’ strana.
“Sculacciami, caro, sculacciami perché sono stata cattiva, molto cattiva!” e di scatto si era aperta la gonna e tirata giù le mutandine, mettendosi nuda a pecora sulla poltrona. Lui all’inizio era rimasto un po’ allibito, ma poi aveva preso la racchetta da ping pong che teneva nell’armadio e si era lasciato andare a quello strano giochetto. Le aveva fatto le chiappe rosse come fragoloni e le aveva urlato contro i peggiori insulti, da lei suggeritigli con preghiera di pronunciamento. Ad ogni colpo Sarah si piegava e soffriva ma poi era sempre più forte il piacere che provava, e quindi chiedeva di andare avanti, di essere sculacciata forte. Sul bordo delle sue natiche rotonde si presentò ben presto una corolla rossa tendente al violaceo. Era il dolore che prendeva forma, rappresentazione.

Da quel giorno la sua vita era stata continuamente attratta dai meccanismi della dominazione. Le piaceva essere sedotta in quel modo, voleva che il suo lui le ordinasse di provare dolore fisico. Frustate sulle dita, nocchini sul viso, le piaceva stare a pancia in giù sdraiata sul pavimento, nel mentre lui le camminava addosso, schiacciandole la schiena. Non era ancora realmente consapevole delle cinquanta sfumature del BDSM (bondage, disciplina, sadismo e masochismo; nd), ma una cosa la sapeva, meritava di essere punita ed amava da matti riempirsi il sedere di lividi. Il dolore la eccitava molto e più andava avanti maggiore era la sua soglia di sopportazione. Le piaceva molto venire sculacciata a mano nuda e col tempo anche Jean aveva tirato fuori il suo lato perverso e provava un insano piacere a scaricare simbolicamente su di lei parte delle sue frustrazioni. Tanto più, anche se non erano intrinsecamente collegate, dopo le sessioni di sculacciate i due si lanciavano in roboanti scopate della serie ‘tutto a diritto’. Con lui che veniva dopo due ore con la cappella rossa e tumefatta e lei con la figa che sembrava una fettina di vitella, da tanto che ci avevano dato dentro.

Un giorno lei gli disse: “Caro, voglio essere umiliata, credo che la cosa mi ecciti… vorrei che tu scopassi un’altra donna di fronte ai miei occhi, dicendomi che sei stato costretto a farlo, per punirmi per le mie inadempienze a livello sessuale…”
“Amore, ma sai che questo non è vero, io sto bene con te…”
“Non importa, è come un gioco… tu sei il mio padrone ed io devo obbedirti, sono la tua schiava che soddisfa ogni tuo desiderio, si sottomette alla tua volontà…”
“Ok, va bene, ma come facciamo a trovare un’altra donna che ci stia?”
“Di questo non devi preoccuparti, cercherò io la persona adatta, magari in palestra… ci sono diverse sgualdrine…”
Jean fingeva, cercava di dissimulare la grande eccitazione che lo aveva assalito quando aveva appreso della notizia. Avrebbe fatto sesso con due donne contemporaneamente, avrebbe coronato le fantasie sessuali su cui la sua mente si era arrovellata per una vita.
Nell’elenco delle papabili al posto nel ménage à trois c’erano almeno tre donne. La prima era Patrizia, una delle istruttrici del corso di pilates, matura ma sempre fresca, e soprattutto single. Poi c’era Sonia, una che aveva conosciuto nella saletta del riscaldamento, mentre sudava sulle cyclette. Sonia aveva le chiappe sode e lavorava come dj in una nota discoteca del posto. Lei poteva essere quella giusta. Infine, se le prime due non fossero andate bene, la ruota di scorta era Samantha, un po’ in carne e sicuramente non bellissima, ma almeno disinibita. A quanto si diceva in palestra scopava un po’ a destra e manca ed in passato aveva partecipato anche a diverse orge e scambi di coppia. Sarah la vide da sola nella saletta dei corsi mentre si dedicava alle sue serie di addominali. Le si avvicinò e quello che le venne più naturale da dire fu “Samantha, ma quanto tempo! Sai, io e mio marito abbiamo parlato molto ultimamente di te, avevamo riascoltato su YouTube quel video in cui ballavi…”
“Oh, davvero? Ma bravi!”
“Eh, niente, sai, in questo periodo io e Jean ci sentiamo un po’ soli, abbiamo perso i contatti con i vecchi amici e abbiamo bisogno di nuove frequentazioni.. così ci chiedevamo se tu avessi voglia di venire un giorno a cena da noi…” lo disse rallentando sul finale, per scandire bene le parole guardandola negli occhi.
“Ma certo, molto volentieri, fammi sapere… considerate però che io non sono libera nel weekend…” rispose alzandosi in piedi nel mentre nella stanza entravano uno ad uno gli attendenti per il prossimo corso.
La cercò tramite Whatsapp e fissarono un incontro per il prossimo giovedì a cena alle nove, menu a base di delizioso tartufo che Jean si era fatto arrivare per l’occasione. Al drin del campanello di casa i coniugi scoprirono che Samantha aveva interpretato al meglio lo spirito della serata. Si era presentata con una bottiglia di champagne fra le mani ed il generoso décolleté che mostrava due bocce ancora fresche. Il suo culone emergeva dai pantaloni di pelle ed uno zoccolo con i tacchi segnalava acusticamente il suo arrivo…
Per tutta la sera durante la cena Sarah fece domande un po’ indiscrete e scabrose all’ospite. Voleva capire se veramente si sarebbe lasciata andare.

Il piano era questo, ad un certo punto lei se ne sarebbe andata in cucina per servire la crema catalana. Jean era rimasto solo con Samantha. Lui, dopo l’ennesimo brindisi le avrebbe infilato la lingua in bocca senza stare a chiedere il permesso. Ma quando scattò il fatidico momento, lei lo stoppò ritirandosi indietro.
“No, che fai, fermo… non mi piace essere baciata.. qui…”. L’ospite si alzò e si diresse verso il divano slacciandosi i pantaloni. Quando fu nuda spraccò le gambe e disse “Mi piace piuttosto essere baciata qui”. Jean cominciò a leccarla molto lentamente far le cosce, nel frattempo Sarah tornò dalla cucina con il dessert e rimase un attimo impietrita, non si sa se per gioco o per davvero.
“Hey, c’è tua moglie, mettimelo dentro!” dichiarò riaprendo gli occhi.
“Quella cagna merita di essere umiliata” rispose Jean.
Piano piano cominciò a sbatterla nella sua figa fulgida e lo scroto penzoloni sbatteva sul suo culo dal sotto. Sarah era ammorbata dal quella visione e a piccoli passi si stava avvicinando alla coppia con le creme catalane in mano. Ad un certo punto infilò dentro una coppetta il dito medio ed indice per estrarre un po’ di crema e la portò in direzione del buco del culo di suo marito. Cominciò a leccarlo ed a nutrirsi del dessert. Poi fece una pausa per munirsi di un mestolo di legno e tornò ancora più vogliosa penetrando con l’utensile imbevuto di crema l’orifizio peloso del maritino. Ad un certo punto il trio si divise per ricongiungersi diversamente. Questa volta Sarah era sdraiata su di una poltrona, mentre Jean, a cui Samantha stava facendo un pompino, la sculacciava duramente. La complicità fra i tre stava salendo di livello e così i padroni vollero punire per davvero la schiava. La riposero sul tavolo divaricandole le natiche, ed in anal gaping, con il culo bagnato di saliva, la penetrano con zucchine e carote fino a farla urlare per il dolore. La porca stava lacrimando vistosamente e nel mentre singhiozzava fu investita da un improvviso e potente orgasmo, che ben presto avvolse anche gli altri elementi del trio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *