Sesso con la milf

La signora Salani, da tutti conosciuta come Mimma, aveva lavorato tutta la vita nella bottega di alimentari di famiglia. Da sola aveva trasformato il negozio in una mini gastronomia, imparato a fare il pane, la pasta fresca, le verdure cotte, le polpette e le carni imbottite. Nel suo spaccio non era mai mancata la clientela e lei, nello spazio angusto fra gli scaffali, teneva un tavolo con due sedie per permettere a chi voleva di fermarsi a mangiare qualcosa. In paese era conosciuta per la sua generosità nel farcire i panini e per i suoi capezzoli duri. Se ne stava dietro il bancone ad affettare il prosciutto con la sua pelle bianca e candida – lattiginosa, e da sotto il suo camice azzurro spuntavano duri e rotondi due capezzoli perfetti, tutti da succhiare.
Rimasta vedova prematuramente all’età di quarant’anni, la sciura Salani aveva portato il lutto per un po’ di tempo, lasciandosi progressivamente andare a qualche scappatella. Nessuno in paese sapeva di preciso con chi se la facesse “dev’essere uno di fuori…” diceva ogni tanto qualcuno al bar. Ma quando la Mimma passava una notte brava le donnette del quartiere se ne accorgevano subito. Le veniva il seno ancor più gonfio e prosperoso ed uno strano rossore, a chiazze, le invadeva tutto il girocollo e le spalle.

Il Gio e gli altri ragazzacci del bar erano cresciuti nel mito della Mimma. Si erano da lei fatti premurosamente imbottire le focaccine buone durante le scuole medie e lì in quell’alimentari avevano sfilato dal frigo le prime birrette ghiacce durante le mattine di buco al liceo. E la Mimma non era solo una bottegaia… in quella donna si condensava il sogno erotico di un’intera generazione di studenti segaioli. Tutta colpa del suo decolleté generoso, ma anche del grosso culo armonioso, che metteva in mostra ogni volta che doveva salire sulla scala per raggiungere gli scaffali più alti. Per i ragazzi era così un gioco intrigante divertirsi a comprare i lecca-lecca e le mentine nascosti sulle mensole più in alto nella bottega.
Una sera di inizio primavera i ragazzi in cerca di figa se ne andarono alla festa di matrimonio del fratello di un loro amico. Il giovane era molto conosciuto in paese, ma tutte si sarebbero aspettati di vedere nella pista da ballo, fuorché la Mimma. Volteggiava nella pista indossando un bel vestito vintage a spalla nuda con spacco laterale che le scendeva fin sopra i ginocchi. Ballava a piedi scalzi ed era estremamente sensuale, nonostante avesse almeno quindici anni in più della media delle femmine presenti.
Dopo essersi ben gonfiati di prosecco e pasticcini, il Gio e gli altri membri della banda del baretto si diressero in pista. L’orchestra stava suonando un tango e la splendida Mimma si stava facendo accompagnare nelle danze da un’estraneo cavaliere. Finito il brano, seguito dai ragazzi che dovevano distrarre il forestiero, Giovanni si presentò dalla Mimma per chiederle un ballo.
L’orchestra intonò un gran classicone e la strana coppia prese a volteggiare. Adesso che la vedeva disadorna dei suoi abituali indumenti da lavoro, a mani nude, sentendo il profumo soffice e delizioso che emanava dalla sue pelle, Giovanni se ne innamorò. Lo fece quasi consapevolmente, con tutta la consapevolezza che c’era nella ferma intenzione di voler far sesso al più presto con quella donna. Ma la musica ben presto finì e la Mimma salutò tutti con la scusa che era tardi. L’estraneo cavaliere la attendeva sulla porta per riportarla a casa o forse altrove.
Nei giorni successivi al bar non si parlava d’altro. Le gambe della Mimma, il sorriso della Mimma, il profumo della Mimma, l’audacia della Mimma nel sedurre uomini più giovani di lei, che nessuno apparentemente conosceva. Quella settimana il Gio prese a comprare pane e pizzette almeno due volte al giorno nel suo alimentari di fiducia, e dopo poco ne aveva la casa piena. La Mimma gli sorrideva sempre di più da dietro il bancone scintillante ed una sera lui volle presentarsi al negozio proprio due minuti prima delle otto, l’orario di chiusura. Lei stava tirando dentro le ultime cassette…
“Ciao Mimma, ti sono mica avanzati due sfilatini che ho finito il pane?” le chiese gentilmente.
“Aspetta che guardo, Giovanni… ma quanto pane mangi ultimamente?” lo guardò con un sorrisetto malizioso che le increspò alcune rughe sul volto. Un sorriso che già da solo, diceva moltissimo…
“Senti Mimma..” proseguì il giovane “ma tu devi tornare a casa da tua figlia? Perché mi chiedevo se hai voglia di raggiungermi a casa mia, che sto preparando una cenetta deliziosa… Ho una cernia da tre chili in forno!”
Lei, che raramente mangiava il pesce, dopo aver fatto due o tre telefonate, accettò di buon grado.
Un’ora dopo si presentò all’appuntamento con due bottiglie di vino, e scoprì con sorpresa di essere l’unica invitata. Chiese subito dove fosse il bagno e quando ne uscì, mezza spogliata, aveva gli occhi di una vera pantera. Nel mentre Giovanni le spiegava in che modo aveva cucinato la cernia sotto una spessa crosta di sale, lei con una mano le si avvicinò al pacco e prese con i polpastrelli a toccare le palle.
“E le patate?” chiese lei maliziosa e porca.
Nel mentre lui continuava a parlare lei estrasse il suo biscottone dal ricovero e prese a suggerlo dalla punta con indomito ardore. Sembrava di vedere una teenager alle prese con un bel ghiacciolo Calippo da succhiare. Succhiava e masticava con la bocca la cappella infuocata del suo giovane cliente di bottega, nel frattempo con le dita stimolava una grande produzione di spermatozoi nei suoi testicoli. Il Gio lo sapeva che lei era affamata, ed adesso ne aveva avuto la schiacciante prova. Succhiava fragorosamente, facendo un gran rumore di stantuffo, e ritmicamente sputava sul suo cazzo. Il suo ritmo era frenetico, sembrava che da un momento all’altro si volesse impossessare del suo sperma. Per non venire subito però lui le tolse il cazzo di bocca, e la milf lo guardò come imbronciata. Ci era rimasta male, forse avrebbe voluto succhiare tutto.
Il Gio la prese e la spogliò tutta. La appoggiò ad un bracciolo del divano e dal dietro prese a leccarle la figa e ad infilarle un dito in culo. La troia ne voleva sempre di più e risucchiava tutto. Appoggiò il suo cazzone fra le sue chiappe e cominciò a strusciarla dal fuori. Le faceva sentire il calore delle sue palle, le faceva salire la voglia. Poi lei si mosse e con due rapide mosse si infilò il suo uccellone dentro. Era bello grosso e li gemeva mentre lui si faceva pian piano spazio all’interno.
La sua fica dapprima dura si ammorbidì bagnandosi tutta ed allora lui le montò sopra e prese a fare sul serio. La montava selvaggiamente e le sbatteva le palle ciondolanti fra le natiche.
Era nelle sue mani. Stava scopando come un porco uno dei sogni erotici più insistenti della sua vita.
“Sculacciami Giovanni, sculacciami, ti prego!” le chiese d’un tratto lei. Lui la girò a pecora rinfilzandola nuovamente di cazzo e prese a sculacciarla sulle belle chiappe da milf. Dopo pochi istanti lei esplose in un orgasmo penetrante, che durò diversi secondi e poi volle continuare quella pazza corsa sempre più umida fino a raggiungere un secondo ed un terzo orgasmo.
Quando alla fine si riprese e si fu calmata, gli chiese se poteva prenderglielo nuovamente in bocca ed ingoiare tutto.

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