La passione per l’anale di Maicol (parte prima)

Maicol aveva 27 anni ed un pallino in testa, il sesso anale. Ci aveva pensato la prima volta che aveva potuto sentire dal vivo il buco del culo depilato di una ragazza. Era successo in un bagno del liceo, durante un pomeriggio di doposcuola. Si era fermato a limonare con Luisa, una compagna di classe piccoletta e dal gran culo sporgente. Nel mentre si baciavano nel bagno dei maschi lui le aveva toccato il culo da sopra i jeans fino a stringere le chiappe grosse e sode. Lei poi si era allentata leggermente la cintura e lui aveva potuto scivolare giù con il dito medio fino al buchetto, che aveva sentito caldo e voglioso.

A quel tempo però non sapeva ancora cosa fosse il sesso anale. Lo immaginava solo come qualcosa di estremamente complicato, ma anche davvero piacevole. Più che altro poi non riusciva ad immaginare nessuna del giro delle sue conoscenti che lo facesse nel culo. La prima a farglielo venire in mente era stata una ragazza tedesca di nome Petra. Lui era a farsi sei mesi di Erasmus a Parigi e la aveva incontrata a La Sorbonne durante un seminario di zoologia. Ad un certo punto, nel momento delle domande riservate agli studenti, lei si era alzata in piedi ed aveva chiesto qualcosa circa l’importanza del piacere sessuale non diretto alla fecondazione nei mammiferi – confermata dai frequenti rapporti anali, sia omosessuali che eterosessuali fra cani, gatti ed appunto uomini. Maicol era rimasto sbigottito. La tipa parlava un buon inglese e non aveva capito perfettamente parola per parola quanto aveva affermato, ma il succo del discorso era chiarissimo.
Si affrettò quel giorno stesso a scoprire chi fosse quella biondona tedesca così procace nelle parole e dalle idee aperte. Durante una serata Erasmus riuscì a conoscere meglio Petra e chiacchierarci un po’. L’argomento della discussione fu proprio il suo intervento in aula.
“Guarda che io non mi vergogno. Fare sesso anale è per me una pratica normale.” Maicol impallidì di fronte al coraggio di quella dichiarazione.
“Certo, inizialmente è un po’ doloroso, soprattutto se non sai come fare, se nessuno t’insegna…”
Maicol a quel punto arrossì e cominciò a pensare di avere delle serie possibilità di finire a letto con quella ragazza. Lei gli stava confidando dei segreti! L’aveva appena conosciuta e già gli stava parlando delle sue scopate!
L’incanto finì quando d’un tratto Petra interruppe la sua esposizione per ricevere una telefonata. Il faccione di un ragazzo biondo, alto e muscoloso comparve a intermittenza sul suo smartphone. Era Jonas, il suo fidanzato, o meglio quello che attualmente la possedeva nel culo.

Di ritorno in Italia Maicol sentì l’avvicinarsi dell’inverno e si fidanzò con Giada, una giovane cassiera del supermercato sotto casa. Erano stati compagni di classe alle elementari ed adesso si erano rincontrati alzando gli occhi sul nastro trasportatore della cassa.
Si erano trovati subito. Lei era caldissima e vogliosa di scopare praticamente tutti i giorni. Quando facevano all’amore doveva mettere due o tre pezzi a ruota di Vasco Rossi che la facevano andare su di giri. Fu lei, Giada, che inaspettatamente gli disse: “Guarda io l’ho già preso nel culo, ma bisogna farlo in un’occasione speciale, perché fa male e mi devo preparare per bene… e poi lo si fa quando siamo fidanzati per bene, non dopo poche settimane…”
A questo punto Maicol era incuriosito, quand’è che avrebbe potuto assaggiare il gusto dell’anale vero?
Dopo alcuni mesi di fidanzamento ufficiale, Giada un pomeriggio in cui era intrattabile perché aveva le mestruazioni esordì: “Stasera se vuoi puoi mettermelo di dietro, nel buchino… però devi fare piano, non entrare tutto, e naturalmente mettere il preservativo…”
Era arrivata l’occasione che tanto aspettava. Quella sera lei gli fece spegnere tutte le luci e lo aspettò a letto supina, a culo nudo. “Lì sul mobiletto c’è l’olio, comincia a spalmarlo e introducilo lentamente dentro con il ditino…”
Maicol eseguì, frizionando dapprima l’olio con movimenti circolari sulle morbide chiappone di lei, poi inserendo il dito medio nell’orifizio dei suoi sogni. Penetrava e godeva, inebriandosi dei profumi e dei sapori forti che sprigionavano da quei pori. Poi lei molto gentilmente gli infilò il profilattico e spalancò le chiappe portandosi la sua cappella nel culo. Il buco era molto stretto e Maicol aveva paura, sentiva crescere insieme l’agitazione e l’eccitazione dentro di sé. Quando più di metà della sua cappella era dentro, lei disse: “Non crederai mica di infilarcelo tutto! Ti faccio venire qui perché mi fa troppo male…”
Maicol cercò di divincolarsi dentro di lei, riuscendo a spingere la cappella per intero dentro il suo culetto che si stava infiammando. La ragazza non aveva preso bene la sua mossa ed inarcando la schiena aveva cominciato a stringere con il culo il cazzo di lui, con l’obbiettivo di farlo venire nei prossimi trenta secondi. E così avvenne, lui si sentì deliziato, ma al contempo quasi derubato, strappato nel piacere dai rapidi movimenti del culo esperto di Giada, che lo aveva condotto ad un orgasmo incontrollato. E poi quel preservativo, che non gli permetteva di schizzare fuori tutto il suo seme.

Dopo Giada venne Caterina, una tipetta catanese che aveva conosciuto tramite amici in comune. Avevano scopato la sera stessa in cui si erano conosciuti. Poi si erano fidanzati e si erano amati. Lei era una porca e non lo nascondeva, glielo prendeva spesso in bocca e quando scopavano voleva essere sculacciata. Non disprezzava il dito in culo durante gli amplessi e spesso era perversa dall’idea di perdere la verginità anale proprio con Maicol. In quei momenti lui vedeva il settimo cielo. Preparava tutto l’occorrente, le perette, gli oli, l’asciugamano. Lei si bagnava la figa, si eccitava secernendo umori melliflui, lui li prendeva e li spargeva fra le sue chiappe, leccandola.
Quando arrivava il momento della penetrazione anale però era un fallimento. Lui entrava un pochino, lei si irrigidiva e si induriva, provava dolore. Così lui era costretto praticamente a strusciarle la cappella fra le chiappe e schizzarla dentro. Quello era bellissimo, sentire la sborra dirompente entrare su per il culo di quella troietta lo proiettava in dimensioni sconosciute, di piacere ardito. Con Caterina non lo fece mai davvero dal dietro, ma la riempì sempre del suo seme nel culo inserendovi la sola cappella.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *